sabato 28 dicembre 2019


Mediterraneo: Keramikos 2020

a cura di Lorenzo Fiorucci





Museo Duca di Martina - Villa Floridiana



dal 21 dicembre 2019 al 15 marzo 2020








Rassegna di scultura ceramica contemporanea a cura di Lorenzo Fiorucci, organizzata dall’Associazione culturale Magazzini della Lupa di Tuscania in collaborazione con il Polo museale della Campania, diretto da Anna Imponente, e il Museo Duca di Martina, diretto da Luisa Ambrosio.

Il Mediterraneo è il filo conduttore che lega Napoli, la sua storia e la sua cultura, alla materia prima per eccellenza: la terra, con cui nei secoli l'uomo ha elaborato forme, narrato storie, impresso credenze, mescolato culture talvolta molto lontane e diverse, capaci oggi di offrire suggestioni formali, evocare itinerari, memorie di viaggi che riecheggiano anche nelle collezioni del Museo Duca di Martina.
Sul tema si sono interrogati 26 artisti, suddivisi in tre ambiti: una sezione Omaggio, che rappresenta un tributo a quattro maestri della scultura del Novecento – Clara Garesio, Muky, Giuseppe Pirozzi e Franco Summa – e due sezioni che sintetizzano le modalità con cui gli artisti si sono relazionati al Mediterraneo: Memoria del Mediterraneo, con opere di Toni Bellucci, Andrea Caruso, Tonina Cecchetti, Eraldo Chiucchiù, Giorgio Crisafi, Carla Francucci, Evandro Gabrieli, Mirna Manni, Sabine Pagliarulo, Angela Palmarelli, Antonio Taschini, e Metafora del Mediterraneo, in cui espongono Rosana Antonelli, Luca Baldelli, Massimo Luccioli, Massimo Melloni, Riccardo Monachesi, Sabino de Nichilo, Marta Palmieri, Attilio Quintili, Mara Ruzza, Stefano Soddu, Alfonso Talotta.
Nata nel 2007 con l’intento di valorizzare la ceramica quale medium espressivo, la biennale Keramikos testimonia la vitalità di una tradizione scultorea antichissima e la sua sempre più assidua presenza sulla scena artistica contemporanea. Dal 2014 è ideata e organizzata dall'associazione culturale Magazzini della Lupa, che negli anni ha contribuito a diffondere, attraverso mostre e pubblicazioni, la conoscenza della scultura ceramica contemporanea. Questa edizione partenopea conferma l'impostazione data dal curatore Lorenzo Fiorucci all'edizione di Viterbo nel 2018, perfezionandone ulteriormente la proposta: non più una visione che storicizza il contemporaneo, ma all'opposto le ricerche odierne che attualizzano e riflettono attorno ad un argomento che attraversa la storia.
“La mostra Mediterraneo insiste sull’idea di un vasto enclave di saperi tramandati e attualizzati, in un’area ampia e condivisa tra maestri riconosciuti ed interessanti esperienze più recenti. Questa selezione di opere si presenta come una continua sorpresa, un resoconto dei molti significati affidati alla intrinseca fragilità della ceramica, alla seduzione del destinatario e anche al suo terrore”, dichiara il Direttore del Polo, Anna Imponente.
“Con la mostra Mediterraneo: Keramikos 2020 – afferma il direttore del Museo Duca di Martina, Luisa Ambrosio – continua l'impegno del Museo ad accogliere nuove e diverse espressioni contemporanee dell'arte ceramica e presentarle in uno dei siti museali più antichi della città di Napoli, costituto in massima parte dal fondo di Placido de Sangro, duca di Martina (ante 1891). Dal 2014, infatti, è stato intrapreso un percorso di graduale conoscenza delle realtà ceramiche contemporanee e della produzione di design, promuovendo mostre e incontri didattici”.
La mostra è corredata da un catalogo edito da Freemocco, con presentazione di Anna Imponente, introduzione di Luisa Ambrosio e testi di Valentina Fabiani, Lorenzo Fiorucci, Domenico Iaracà, Francesca Pirozzi, Marco Maria Polloniato.








Croce-via di Mirna Manni 

per Mediterraneo: Keramikos 2020


ph Petra De Goede
















Museo Duca di Martina - Villa Floridiana Napoli






Croce-via 



Croce-via










Scrive Domenico Iaracà in catalogo sulla mia opera:



"... lo scontro si trasforma da un evento che coinvolge non più gruppi ristretti di persone, 
ma diventa una vera e propria guerra di civiltà. Ecco quindi che le vie del mare, a lungo opportunità di conoscenza reciproca, hanno avuto una storia parallela, collegata ad un calvario che coinvolge i popoli o i singoli che si accingono ad attraversare queste acque. Il termine calvario non è casuale per descrivere l’opera che Mirna Manni presenta in questa mostra. Alla stessa famiglia metaforica appartiene infatti l’immagine di croce che sovrasta la sua realizzazione e il richiamo lessicale del titolo dell’opera stessa Croce-via. Una strada, indubbiamente, che unisce i tre blocchi su cui questa si appoggia, richiamo ai tre continenti che si affacciano su questo specchio d’acqua. Molteplici i percorsi incrociati che si sono sovrapposti, nei millenni, su queste acque e quindi l’opera è un perfetto esempio di crocevia, di una via disposta a croce. Ma la croce rappresenta ormai, per millenaria tradizione giudaico-cristiana, anche il simbolo della sofferenza. Ecco che quella via liquida, quella croce scivola giù, lungo i fianchi di questi saldi blocchi continentali, finisce per presentarsi come lo spettro della sofferenza per antonomasia, una sofferenza che si fa quasi fatica a descrivere con parole e immagini realistiche. La sensibilità di Mirna Manni, persona ed artista, non è insensibile alle vicende dell’oggi e ci permettiamo quindi un breve ma significativo richiamo alla figura umana accasciata a terra, già esposta in occasione del festival di sociologia “Senso e direzioni di senso” di Narni. Migrante singolo, in quella occasione, ma molti di più quelli morti e dispersi in mare a cui le cifre impresse sull’opera esposta fanno riferimento..."








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